Nebbia in Val Padana
L’uomo, si sa, è schiavo delle sue abitudini ed ama iniziare la giornata con il solito caffè o colazione che preferisce prendere nel solito bar dove, per sua elezione, si sente a suo agio passando qualche minuto in totale relax prima di tuffarsi nel lavoro quotidiano che, inesorabilmente, scandisce i suoi tempi e le sue azioni rendendole monotone e ripetitive.
Nei primi tempi del mio trasferimento a Pavia avevo, come gli altri, preso l’abitudine di prendere il mio caffè in un bar tabacchi in via dei Partigiani; lo ritenevo comodo perché potevo acquistare anche le sigarette ed amavo iniziare la giornata in tal modo.
Con il titolare si era stabilito un dialogo amichevole ed ogni tanto ci scambiavamo qualche chiacchierata sul tempo e sulle diversità tra nord e sud.
Una volta ricordo che in una giornata nebbiosa gli dissi:
“Adesso capisco perché voi gente del nord siete di poche parole, lei lo sa perché?”
Lui mi rispose che non lo sapeva ed allora io gli dissi che era
a causa della nebbia
che impediva la loro reciproca visibilità per cui non si riconoscevano e non parlavano!
Lui proruppe in una grossa risata dicendomi che ero un buontempone.
A volte rifletto su questa nebbia e sul freddo che impediscono alle persone di sostare e di parlare rendendo la comunicabilità problematica se non del tutto assente.
Ho scoperto che la nebbia mi intristisce perché ad essa si contrappone il ricordo delle giornate soleggiate trascorse al sud, giornate piene di incontri e di soste gradite durante le quali le conversazioni con il prossimo divenivano sempre amabili, non trascurando ovviamente gli impegni di lavoro.
Ogni mattina guardo l’orizzonte in cerca di un bagliore di sole e quando questo si fa presente l’animo si rallegra e la mente si tuffa nei ricordi dei giorni passati dove la luce del sole squarciava le tenebre dell’esistenza riempiendole di una felicità perenne.