E’ davvero una bella sorpresa.
È avvenuto qualcosa che molte di noi, sicuramente non tutte e tutti, non si sarebbero mai aspettate.
Elena Schlein
è la nuova segretaria del Partito Democratico.
Erede del PCI e della DC, nato dall’incontro-scontro tra la tradizione comunista italiana e quella cristiano sociale, il PD era risultato finora un illustre Carneade.
Insipido produttore di classe dirigente e di apparato dello Stato, ferocemente aggrappato al governo della nazione e dei territori che storicamente aveva ereditato dalle tradizioni politiche di provenienza e che in parte aveva saputo conservare.
Uno scatolone con le porte girevoli, dove le persone, così come i valori e le identità, entravano e uscivano a piacimento.
Senza capo né coda, senza una direzione chiara.
Ora, forse per la prima volta, è nato.
È nato un partito nuovo, dove al posto del volto rassicurante e da buon padre di famiglia di Stefano Bonaccini si è scelto invece di porre lo sguardo acceso, emozionato e femminista di una giovane donna.
Una brillante giovane donna.
Una totale outsider.
Lei dice, giustamente, “non ci hanno visto arrivare”.
E in qualche modo interpreta il pensiero e le emozioni di molte di noi, intercetta i nostri sentimenti: ci abbiamo provato in tutti i modi a scalare questa montagna, noi che abbiamo determinati ideali e valori.
Spesso calpestati e derisi, messi da parte.
Alla fine, mi sento di poter dire, ce l’abbiamo fatta.
Ce l’ha fatta chi meglio di tutte e tutti noi ha saputo interpretare il ruolo di guida.
Dico così perché dieci anni fa eravamo insieme alle assemblee bolognesi di OccupyPD e, per quanto defilato e in disparte, prima da compagno militante e poi da semplice elettore, io l’ho sempre sostenuta e votata.
Questo mi rende felice.
Mi fa stare meglio, mi fa sentire meno solo.
Anche se mi dispiace non averci creduto abbastanza, questa volta.
Ieri pensavo di recarmi al circolo per il mio solito voto di testimonianza.
Invece abbiamo vinto, per una volta siamo maggioranza e la cosa è strana.
Sono certo sia una cosa strana per milioni e milioni di elettori là fuori, che aspettavano, speravano, qualcuno come me non ci credeva più.
E invece siamo qua, tocca rimboccarsi le maniche, ognuna nel suo piccolo, perché il successo di Elly è e sarà il successo di tutte e tutti noi.
Perché per riuscire a realizzare quello che ha in testa, che negli anni ho imparato a conoscere almeno un po’, servirà il sostegno di quanta più gente possibile.
Ci sarebbero davvero un milione di cose da dire, mille mila analisi da fare.
Ad esempio, potremmo approfondire il fatto che per la prima volta nella storia di questo paese sono due donne a sfidarsi, al comando dei rispettivi schieramenti politici.
È un fatto epocale.
Un tornado.
Sicuramente nelle prossime settimane molte persone più adatte di me si sentiranno in dovere di produrle o magari verrà chiesto loro dalla stampa.
Io mi limiterò a questo dato più intimo, a queste confessioni più velate e commosse.
È davvero una bella sorpresa.