La novella del sindacalista scalzo – capitolo 7°
I nostri protagonisti sulla scena occupano ciascuno il suo posto.
Lo scacchiere è predisposto, le pedine si muovono, le trame si infittiscono, i drammi si consumano.
Sotto il cielo infinito le vicende degli uomini e delle donne che popolano la Terra trovano la loro umile collocazione, al cospetto dell’immensità a cui soggiacciono.
Che misera cosa è la vita umana se osservata in quest’ottica!
Basterebbe così poco per fare la pace, per vivere tutti in dignità e giustizia.
Eppure, preferiamo sprecare così tante energie nell’infliggere l’un l’altro grave dolore.
Perdonate il mio sermone, ma davvero trovo ben meschina questa nostra natura così imperfetta, ancor più perché dotata di potenti mezzi per poter invece garantire a tutte e tutti un destino più sereno, con spirito solidale e fraterno.
Questo spirito, senza dubbio, ha guidato e guida il nostro sindacalista.
Per quanto imperfetto, maldestro, scontroso e burbero, tutto ciò che insegue è quell’orizzonte, quella prospettiva di condivisione e pacificazione.
E’ possibile far sì che tutte e tutti abbiano una vita dignitosa?
Un tetto sopra la testa, di che mangiare e vestire, la possibilità di istruirsi e di aver cura della propria salute?
E’ possibile per tutte e tutti inseguire le proprie inclinazioni, passioni e curiosità, liberare la propria creatività?
E’ possibile amare chi si vuole e come si vuole?
Secondo il nostro sindacalista, con un po’ di impegno si può.
E devo dire che molti di noi sono stati convinti dalle sue parole e azioni.
Si può, ci sono le risorse per farlo, molte o scarse che siano basteranno.
Mentre tentava di riorganizzare le lotte operaie e di coinvolgere la cittadinanza, mentre i suoi avversari studiavano il modo di screditarlo, il nostro sindacalista decise che le sue migliori energie, in quel momento specifico, andassero spese per un’altra causa.
Una forse meno importante in apparenza, meno centrale nella dinamica sociale e collettiva.
Eppure, lui sentiva che non poteva essere ignorata, sottaciuta, messa da parte.
Si recò spesso a trovare la donna che aveva conosciuto in carcere.
Si spese con il capo della polizia e il procuratore in carica perché si valutasse una commutazione della pena di detenzione preventiva in attesa di giudizio.
Chiese che la donna potesse uscire sulla base della buona condotta al fine di accudire le proprie bambine.
E, dopo qualche tempo, ottenne il risultato sperato.
I due si avvicinarono molto, alla luce di questi avvenimenti.
Il loro rapporto divenne molto profondo e finì per andare al di là del mutuo sostegno.
Nacque una relazione, di cui in breve tutto il paese venne a conoscenza.
Se ne parlava nei bar e in chiesa, fuori dalle scuole e nei mercati.
Insomma, era sulla bocca di tutti.
Ovviamente la cosa non sfuggì agli antagonisti di questa storia, il direttore generale della miniera e il sindaco con tutta la giunta.
Una sera si incontrarono, in gran segreto, il sindaco con alcuni consiglieri fidati e il direttore generale accompagnato dal suo mellifluo assistente.
“E’ un piacere incontrarla, Direttore!”
“Piacere mio, eccellenza!”
“Oh, non esageri, andiamo. Diamoci pure del tu”
“Benissimo”
“Allora, ho sentito che abbiamo un comune fastidioso nemico. Sbaglio?”
“Non sbagli, in effetti. I nostri tentativi di far rientrare le proteste operaie giù alla miniera falliscono miseramente di fronte all’insistenza di questo soggetto stravagante, che non fa che riempire la testa dei lavoratori con un sacco di cazzate”
“Esattamente! Dal canto nostro, è un tipo di approccio decisamente pericoloso: se i lavoratori cominciano a pensare di avere un reale potere decisionale e di poter orientare le scelte che riguardano il territorio in maniera così diretta, capisce che viene meno il nostro ruolo di rappresentanza e cucitura della comunità”
“Certamente, non vogliono capire che per poter mantenere l’unità sociale e continuare a perseguire il progresso e la crescita, serve che loro si adeguino alle scelte e si fidino di chi li governa!”
“Noi sappiamo qual è il loro bene molto meglio di loro, dai retta a me! Quindi, dobbiamo sbarazzarci di questo agitatore senza sporcarci le mani. Hai qualche idea?”
“Ho saputo che al momento ha una relazione piuttosto clandestina con quella che ha ammazzato il marito”
“Ci vuole un bel coraggio!”
risero tutti in coro.
“Bè, se uniamo questa vicenda al suicidio di quel nostro ex operaio, possiamo far passare l’idea che, appunto, egli è qui solo per proprio tornaconto e se ne frega delle conseguenze che le sue scelte hanno sugli altri, in particolare sui più fragili”.
“Mi pare un’idea geniale!”
“Benissimo, allora lasciate fare a noi. Tenetevi pronti ad intervenire, quando sarà il momento. Sarà piuttosto eclatante, ve lo assicuro”
“Benissimo, la nostra piccola riunione è aggiornata. Resto in attesa di tue notizie. A presto!”
“A presto”
Era esattamente l’occasione che stavano aspettando.
Ma prima di poter attuare il loro piano, c’era una scaletta ben precisa da seguire: prima bisognava incontrare gli operai per apparire inclini al dialogo.
Poi sarebbe venuto il momento di intervenire e, con un colpo di teatro, far crollare sul sindacalista tutta la scenografia che si era costruito attorno.