A DIO PIACE DARE SPETTACOLO.
A Dio piace dare spettacolo.
È sempre stato così sin dal primo momento!
Il suo “Fiat lux” con cui squarciare quella coltre oscura di non so cosa o quel petardo fatto esplodere per creare questo infinito così infinito.
Il Big Bang!
A suo avviso dovevano suonare bene queste due parole messe insieme.
Big Bang!
Nulla a che vedere con il minuzioso lavoro di un artigiano.
Quel paziente cesellamento di ogni singola stella e di ogni singolo pianeta, sarebbe rimasto pressoché sconosciuto, se non agli occhi di qualche sprovveduto passante smarritosi nel suo infinito così infinito.
Una bella esplosione però, avrebbe sicuramente destato l’attenzione di molti se non di tutti.
Una bella esplosione avrebbe almeno fatto rumore.
Per dirla tutta, il lavoro non gli è venuto neanche male.
Tutti quegli astri, quegli animali, quelle piante.
I mari, le montagne, le razze, le specie, i vulcani.
Deve essere stato divertente anche se faticoso immaginare e progettare questo infinito così infinito.
Qualche recriminazione potrebbe essere giustificata se l’argomentazione si spostasse sulla gestione del tutto, a partire dalla cacciata dal paradiso terrestre.
Quel tono di sdegno nella voce di per sé crea una prima discriminazione.
Non deve essersi sentito ricambiato abbastanza per il suo amore, e le ferite inferte al suo bisogno di affermazione non devono essere state poco profonde per buttare giù tutta quell’acqua.
Non si era mai visto nessuno piangere così a dirotto per così tanto tempo.
Deve essere stato terribile, come terribile deve essere stato ricominciare.
Eleggere un popolo per poi destinarlo allo sterminio e poi inviare un messaggero che si facesse carne e ossa, pane e vino, per poi venderlo e vederlo brindare a piscio e aceto su un patibolo.
E da lui e prima di lui e con lui altri messaggeri.
Tutti con un solo scopo.
Diffondere la sua parola.
Quante parole!
Un numero infinito come questo universo così infinito.
Nomi.
Nomi da collegare tra loro e poi declinare.
E quindi verbi, congiunzioni, aggettivi, ordini gerarchici e ordini religiosi.
E ancora sacerdoti, vassalli, valvassori, zebre, tigri, cavalli, leoni, acqua, terra, vento e fuoco.
Poi ancora, asteroidi, stelle, buchi neri, minacce interplanetarie, giudizi universali, re, regine, guerre, pestilenze e così all’ infinito di un infinito davvero infinito.
Serrare le fila di tutte quelle parole deve essere davvero impossibile e si rischia di smarrire il senso del discorso e di rimanere incompresi.
Se solo questo infinito così infinito fosse stato semplicemente infinito e questo bisogno di riconoscimento da parte di Dio meno totalizzante ed ogni suo sentimento più parco, tutto sarebbe appartenuto ad un cinema d’essai.